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IO


Nome: Io.

Genitori: Inaco (primo re di Argo) e Melia (ninfa).

Figli: Epafo (re d'Egitto) da Zeus (re degli dei).

Ruolo: Principessa di Argo e sacerdotessa di Era.

Leggende: Io era una bellissima fanciulla che fu amata da Zeus. Un giorno, mentre rientrava alla casa paterna, fu fermata dal dio che le dichiarò il suo amore e le propose di crearsi una dimora nel bosco dove nessuno l'avrebbe molestata e dove lui avrebbe potuto andare a trovarla ogni qualvolta desiderasse. Io, spaventata, iniziò a fuggire ma Zeus la inseguì sotto forma di nube, e si unì a lei avvolgendola. Era, alla vista di quella strana nube che correva veloce, capì subito il tradimento del marito, ma Zeus avvertì la sua presenza e fece in tempo a trasformare la giovane in una candida giovenca. Il sotterfugio però non ingannò Era che una volta giunta al suo cospetto gli chiese di donargliela, e Zeus dovette accettare per non essere scoperto. Non ancora tranquilla Era la portò a Micene e l'affidò alla custodia di Argo, un orrido mostro dai cento occhi posti in tutto il corpo, che la controllava perennemente riposandosi a turno: mentre cinquanta occhi riposavano, gli altri cinquanta vegliavano. Zeus, che si sentiva colpevole, incaricò Ermes di liberare la fanciulla. Il giovane dio si presentò ad Argo sotto le sembianze di un giovane pastore di capre. Iniziò a suonare il suo flauto magico le cui dolci melodie inducevano al sonno chiunque le ascoltasse. Quando un profondo sonno era calato sui cento occhi di Argo, il dio gli tagliò la testa, e potè finalmente liberare Io dalle catene.
Era, accortasi della morte di Argo prese i suoi cento occhi e li fissò alla coda di un pavone, animale a lei sacro. Volendosi però ancora più vendicare della sua rivale mandò un tafano a tormentarla con le sue punture al punto da indurla a gettarsi in mare per riuscire a sfuggirgli. Io attraversò a nuoto la Grecia, fino allo stretto tra Europa ed Asia, che in ricordo del suo passaggio prese il nome di Bosforo (guado della giovenca). Nel racconto di Eschilo, la giovenca proseguì il cammino fino al Caucaso, dove incontrò Prometeo incatenato, che le predisse la fine delle sue disavventure con l'arrivo in Egitto, dove avrebbe messo al mondo il figlio di Zeus. Dopo aver attraversato a nuoto il mare che da lei si chiamò Ionio, vagò ed alla fine approdò in Egitto, dove riprese le sembianze umane e generò Epafo, figlio di Zeus. Era tentò ancora di rovinarle la vita facendole rapire il figlio dai demoni Cureti, ma dopo molte peripezie, Io riuscì a ritrovarlo ed a vivere serena il resto dei suoi giorni in Egitto, accanto a suo figlio e, in ricordo della sua metamorfosi, portò per sempre un diadema ornato da due piccole corna d'oro. Zeus le fece sposare Osiride e gli egiziani la venerarono come dea Iside. Epafo successivamente divenne re d'Egitto e dalla moglie Menfi, ninfa del Nilo, in onore della quale fondò l'omonima città, ebbe una figlia, Libia, che diede il nome alla regione omonima dell'Africa settentrionale.

Immagine in alto: Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625.


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