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DIVINITA'
TICHE - FORTUNA


Nome: Tiche in Grecia, Fortuna a Roma.

Ruolo: Dea della fortuna e del caso.

Genitori: Oceano e Teti.

Mito: Personificazione del destino e della fortuna, rappresentava tanto la buona quanto la cattiva sorte. La dea era venerata ed onorata quale patrona del pubblico benessere. Solo più tardi assunse un significato più generico, identificandosi con la Sorte, la dea destino, che aveva il potere di decidere la fortuna dei singoli umani e della collettività regolando gli eventi al di fuori dell'opera umana. Attività affine a quella delle Moire, ma sentita piuttosto come divinità benevola.
Man mano che decresceva la fede delle prime divinità, cresceva l'importanza del destino, e Tiche arrivò ad essere considerata come dea nell'epoca ellenistica. Non possiede un proprio mito.
Fu accolta dai Romani sotto il nome di Fortuna, la dea del caso e del destino, considerata colei che porta la fertilità e la fortuna, e le attribuivano come figlia la Necessità.

Iconografia: Veniva raffigurata come una donna completamente nuda, con gli occhi bendati, che teneva nelle mani una cornucopia, simbolo di abbondanza, rovesciata, di cui spargeva a caso il contenuto. A volte teneva in braccio il giovinetto Pluto, dio della ricchezza.
Poteva anche essere rappresentata da una donna cieca e calva, così che non era possibile afferrarla per i capelli, e con le ali ai piedi, per poter fuggire più velocemente. Con uno dei piedi posava sopra una ruota che girava senza posa, mentre l'altro era proteso in aria, come per significare che non aveva fondamento su cui posare.

Immagine in alto: Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625.


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