Home
Links
Linkami
Ringraziamenti
Contattami



La genesi del mondo
Albero genealogico
Divinità dell'Olimpo
Personaggi
Leggende
Costellazioni

DIVINITA'
ESTIA - VESTA


Nome: Estia in Grecia, Vesta a Roma.

Ruolo: Dea del focolare domestico.

Genitori: Crono (dio dell'agricoltura) e Rea (dea madre), sorella maggiore di Demetra (dea della terra e della fertilità), Era (dea del matrimonio), Ade (dio degli inferi), Poseidone (dio del mare) e Zeus (re degli dei).

Mito: E' la meno conosciuta fra le dodici divinità principali dell'antica Grecia. Era tuttavia tenuta in grande onore, veniva invocata e riceveva le offerte migliori in ogni sacrificio che i mortali presentavano agli dei.
Suo attributo è il focolare, santuario della pace e della concordia. Suo simbolo era il cerchio e la sua presenza era avvertita nella fiamma viva posta nel focolare rotondo al centro della casa e nel braciere circolare nel tempio di ogni divinità. Ogni città, nell'edificio principale, aveva un braciere comune, il pritaneo, dove ardeva il fuoco sacro di Estia, che non doveva spegnersi mai. Poiché le città erano considerate un allargamento del nucleo familiare, era adorata anche come protettrice di tutte le città greche. Nelle famiglie, il fuoco di Estia provvedeva a riscaldare la casa ed a cuocere i cibi. Il neonato diventava membro della famiglia dopo cinque giorni dalla nascita, con un rito in cui il padre lo portava camminando attorno al focolare. La novella sposa portava il fuoco preso dal braciere della famiglia di origine nella sua nuova casa, che solo così veniva consacrata. I coloni che lasciavano la Grecia, portavano con sé una torcia accesa al pritaneo della loro città natale, il cui fuoco sarebbe servito a consacrare ogni nuovo tempio ed edificio. Un rito che sopravvive anche nelle Olimpiadi moderne. Estia proteggeva il luogo dove sia la famiglia che la comunità si riunivano insieme, il luogo dove si ricevevano gli ospiti, il luogo dove fare ritorno a casa. La dea e il fuoco erano una cosa sola e formavano il punto di congiunzione e il sentimento della comunità, sia familiare che civile.

Fu identificata dai Romani con l'antichissima divinità Vesta, che, pur conservando gli attributi originari, finì poi, come altre divinità indigene, a fondersi con la corrispondente greca. Presiedeva al focolare domestico, alla concordia familiare e, per naturale estensione, alla tutela suprema dello Stato.
Le sacerdotesse del tempio di Vesta erano le Vestali che originariamente erano quattro, e poi furono portate a sei. Erano scelte dal Pontefice Massimo ancora bambine, dai sei ai dieci anni d'età, ed il loro servizio durava trent'anni, durante i quali erano tenute all'assoluta castità. Ogni infrazione alla regola veniva punita con la morte, erano sepolte vive, come accadde a Rea Silvia, leggendaria madre di Romolo e Remo, la quale Amulio aveva costretto a farsi vestale appunto perché così non avrebbe avuto prole. Nei primi dieci anni del loro servizio erano novizie ed imparavano a svolgere le loro funzioni, nei dieci anni successivi esercitavano le loro funzioni, e negli ultimi dieci istruivano le nuove novizie, dopo di che potevano uscire dal loro sacerdozio e maritarsi, ma quasi tutte preferivano di restare a servizio della dea.
Fra i loro compiti era la cura del fuoco sacro del tempio di Vesta che non doveva mai spegnersi, e che veniva rinnovato il primo marzo di ogni anno, data in cui aveva inizio il nuovo anno secondo il calendario romano. Se il fuoco sacro, per qualunque circostanza involontaria, si spegneva, il fatto era interpretato come la più grande sciagura, e si interrompevano tutti i pubblici esercizi finché la colpevole non avesse duramente espiato il suo delitto.
Le Vestali ricevevano molti onori e particolari prerogative, come la possibilità di fare testamento mentre il padre era ancora in vita, o di compiere atti legali senza tutore (possibilità generalmente negata alle donne). Se incontravano casualmente un condannato mentre veniva condotto al patibolo, questo veniva graziato. La casa delle Vestali venne chiusa nel 391 d.C., per decreto dell'imperatore Teodosio, con l'abolizione di tutti i culti pagani.

Leggende: Il suo culto è uno dei più semplici ed è quasi privo di leggende. In uno dei pochi episodi si narra che, corteggiata da Poseidone e da Apollo, che chiesero di sposarla, la dea chiese ed ottenne da Zeus di poter mantenere per sempre intatta la sua verginità, simboleggiata dal fuoco perpetuo che si teneva acceso in suo onore. In cambio ottenne grandi onori tra cui quello di presiedere a tutti i sacrifici, ed il culto in tutte le case degli uomini e nei templi di tutti gli dei.

Iconografia: Fu raramente rappresentata da pittori e scultori con sembianze umane, in quanto non aveva un aspetto esteriore caratteristico: la sua importanza stava nei rituali simbolizzati dal fuoco.

Immagine in alto: Gian Lorenzo Bernini, Apollo e Dafne, 1622-1625.


Tutto il contenuto del sito è stato reperito sul web. Se sono stati infranti copyright contattatemi.